Migreye: la nostra prima inaugurazione


Con un po’ di trepidazione sabato abbiamo deciso, insieme a papà, di andare alla nostra prima inaugurazione di una mostra.

Infatti a Frossasco (Torino) al Museo Regionale dell'Emigrazione il 19 gennaio apriva la mostra “MigrEye - Un occhio aperto sulle migrazioni del passato e del presente, con un’ottantina di fotografie di Mauro Raffini (una vera rivelazione!) scattate in Piemonte, negli ultimi quarant'anni, e incentrate sulle migrazioni di ieri e di oggi. 

La mostra - ad ingresso gratuito - sarà visitabile fino al 10 febbraio ogni fine settimana (ven., sab. e dom. 10-13 e 15-18), volendo in concomitanza con una visita al Museo… ma mi piaceva l'idea di un "bagno di folla"😀😅 per la piccola di casa o quanto meno di condivisione di un momento importante insieme a tante altre persone. Perché le inaugurazioni hanno solitamente un'energia speciale e frizzante che nei normali momenti di apertura non c'è e mi piaceva l’idea di rendervi partecipe anche Irene, oltre che noi!!

L’evento aveva inizio alle 17:30 e già dall'esterno si potevano scorgere le tante persone accorse, che aspettavano in piedi i saluti iniziali degli organizzatori nell'androne di accesso. Devo dire che, nonostante la calca e l’atmosfera un pelino claustrofobica, Irene è rimasta buona buona nel passeggino, incuriosita dai tanti volti che la circondavano. Intanto si sono susseguiti gli interventi di Giorgio d’Aleo, presidente del Museo, dell'Assessora alle Pari Opportunità, Diritti civili e Immigrazione, Monica Cerutti, del Consigliere Regionale Elvio Rostagno, del sindaco di Frossasco Federico Comba e di una rappresentante (mea culpa, non ne ricordo il nome...) dell'Associazione Multietnica dei Mediatori Interculturali (A.M.M.I.) che, insieme al contributo del Consiglio Regionale del Piemonte, ha reso possibile la mostra.

Tra le varie voci, è emerso sicuramente il desiderio di riportare all'attualità il tema, sottolineando come non esistano migrazioni “concluse”, perché il fenomeno, con una certa circolarità, interessa tutti, è esistito e sempre esisterà. di migrazioni “distanti”, perché le fotografie narrano una realtà torinese vicina, vicinissima, in cui quasi tutti potevano riconoscersi. Le immagini infatti raccontano in un viaggio a ritroso il presente (con visi in primo piano stampate a colori), fino ad un passato prossimo, gli anni settanta, con immagini di vita cittadina ritratte in un sintetico e schietto bianco e nero. La mediatrice culturale ha sottolineato come chi migra oggi (ma forse anche ieri...) non lo fa per scelta: non si tratta di "fughe di cervelli", di andare alla ricerca di un migliore opportunità, ma si tratta di una questione di sopravvivenza, che non lascia alternative. Di fronte a un presente che non da possibilità, si comprendono i gesti disperati... imbarcarsi è abbracciare una speranza.

Significativo l’intervento di Mauro Raffini, che ha ripulito l’evento dall'essere forse solo un simpatico scambio di convenevoli😜, per ricordarci degli ultimi (troppi) morti in mare, di quelle immagini che forse non hanno la forza rivoluzionaria di farci cambiare opinione, eppure sono fondamentali per seminare e instillare spirito critico.

Perché forse, come me, anche altri si sarebbero aspettati una mostra con volti diversi… invece quelli ritratti erano visi come tanti. Eravamo noi stessi. Soltanto persone - al centro.

Tornando alla piccola, dopo la mezzora di discorsi ha iniziato a dare qualche segno di cedimento, e quando ha provato a intervenire a sua volta con un discorso gorgheggiante 😅😅l’ho presa in braccio e spogliata della giacca. 
Consiglio a tutti di vestire sempre a strati i pargoli e di collocarsi vicino all'uscita.. può sempre tornare utile una fuga strategica...

In ogni modo, a parte un piccolo pianto dopo il taglio del nastro (forse come ha suggerito la nostra amica Maddalena, a causa del tema molto impegnativo…), non abbiamo avuto problemi.
Irene, alternativamente in braccio agli uni o agli altri, ha guardato le foto con me, con la zia e con i nostri amici, ovviamente lasciando perdere le scritte...
Perché il bello dei bambini è che sanno concentrarsi sulle cose importanti e lei è stata attentissima a scrutare tutti quei volti e a sentire i micro racconti che le facevamo. 
Per lei non c’erano filtri né pregiudizi e mi auguro riusciremo sempre a guidarla in questa direzione. A ulteriore conferma di quanto suggerivo nel post precedente, l’evento le ha fatto così bene che alla sera, per una volta, ha dormito pacificamente fino al mattino, sorridendo. 

Chissà chi stava sognando…



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