Alla scoperta del vero Pablup Picassu...a Torino!

Dopo tanto tempo eccomi di nuovo qui. Non che in questi mesi non si sia letto o fatto arte, anzi. Ma i progetti si sono moltiplicati (prosegue il mio corso di illustrazione e non solo!) e la piccola baby ormai non è più così baby, e forse dovremmo riformulare l'incipit di questo blog!

Ormai la ragazza si prepara a salutare il mondo della scuola materna e, inspiegabilmente, ha scoperto vanità e belletti, cosa che mi vede impreparata. Al nostro comune colorare fogli e e qualsiasi superficie disponibile, si è così aggiunta: al primo posto la sua faccia, decorata spesso peggio che per una serata in discoteca; in seconda posizione le unghie, comprese mezze falangi o parte del tavolo se l'operazione non viene troppo bene.

In ogni caso, come sempre, proseguiamo con un sicuro binomio, che funziona dai tempi della pancia ad oggi (e vorrei ripeterlo: non è mai troppo presto per cominciare!): lettura e arte, sotto tutte le sue forme.

Tanto tempo fa avevamo letto Lupo investigatore al museo - ma non ne avevo già parlato da qualche parte? Sono passati almeno due anni e il libro, scoperto in biblioteca, è stato acquistato, ed è un punto fermo tra i tanti sparsi per casa. Quale modo meraviglioso di incontrare maestri dell'arte! Un'esplorazione, un gioco, un lupo che prima detesta visitare mostre e poi se ne innamora...

Tra i tanti artisti scoperti c'è un certo Pablup Picassu, vi ricorda qualcosa?

Così, tra i tanti, abbiamo scelto di andare a vedere una mostra a Torino proprio dedicata a lui o meglio al suo omonimo famoso, a Palazzo Saluzzo Paesana

PABLO PICASSO RENDEZ-VOUS A TORINO! 



Dopo tanto attendere e mille disavventure (tipo farsi portare dal marito, ma in giorno e orario di chiusura, gasp...), il destino ha voluto che prorogassero la chiusura e qualche divinità dal cuore buono mi ha permesso di intravedere le opere del maestro proprio l'ultimo giorno di apertura.

Il mio sogno nel cassetto, dopotutto, uno tra i tanti. Perché Pablo Picasso è un amore di quando ero bambina e mi ero imbattuta in alcuni suoi disegni "tradizionali" (perché per chi non lo sapesse prima di essere cubista, era un artista bravissimo fin dalla più tenera età), in un libro illustrato che raccontava una storia su di lui. La sua libertà, il suo giocare, dialogano e parlano lo stesso linguaggio dei bambini e i bambini non possono non amarlo! 

Così abbiamo deciso di offrire a Irene una novità: una visita guidata con laboratorio, tutto organizzato a misura di bimbo. Per noi, un modo di vedere la mostra alternativo, per lei un'occasione di crescita. Certo, i grandi non possono vedere "tutto": ma come disse Philippe Daverio, ha così senso questo tempo moderno in cui si entra in un museo e si fanno duemila foto, si sta 3 secondi su ogni quadro e si corre fino alla fine, per uscire stremati e con i piedi gonfi, alla ricerca di una bibita tiepida per riprendersi dallo shock? 

Dal canto nostro, abbiamo davvero apprezzato questa esperienza: più di tre quarti d'ora in cui la brava giovane guida ha interagito con i bimbi, coinvolgendoli, spiegando cose semplici e raccontando alcune piccole cose. Saper scegliere cosa raccontare e come raccontarlo è un ottimo inizio! I bambini non erano affatto annoiati, e sarebbero probabilmente rimasti ancora a disegnare il loro quadro se avessero potuto...

Abbiamo così scoperto che Picasso disegnava in modo accademico, ma anche in modo "strano" e la guida ha spiegato cos'è il cubismo. Che sperimentava e amava disegnare come i bambini, anche usando solo le dita. I bimbi hanno fatto una caccia al tesoro cercando l'opera dipinta solo con i polpastrelli, e ne hanno analizzato le differenze. Hanno analizzato i disegni del suo studio, cercando i particolari e scoperto che qualcosa può non vedersi, ma questo non vuol dire che non ci sia... Hanno cercato gli animali più amati da Picasso e che tornavano più frequentemente nelle sue ceramiche (vasi, brocche, piatti) e ammirato le sue illustrazioni di animali su una grandissima parete da perderci il fiato! 













E poi... c'erano tante altre cose, che abbiamo visto noi grandi mentre i bimbi disegnavano: i disegni sulla Pace, i manifesti, i disegni erotici (chiusi da una tenda, che delicatezza!), i disegni su Don Chishiotte e poi per chi aveva tempo...fotografie, video... una mostra molto graziosa, nel contesto veramente bello di palazzo Saluzzo Paesana.

Ecco, una scelta che mi sento di consigliare a tutti i genitori: seguite i vostri bimbi e offrite loro visite organizzate in questo modo, sarà tutto meno stressante, meno concitato, non ci saranno divieti (stai attento! non toccare! non bere! eccetera eccetera...), e soprattutto ai bambini rimarrà il ricordo di un'esperienza positiva e piacevole e forse, da grandi, non tireranno il libro d'arte nel cestino della carta straccia appena lo vedranno! 

Chi tornerebbe d'altronde in un museo dove la guida ti ammorba, gli insegnanti ti sgridano, fa caldo e c'è ressa? io ho ancora gli incubi per la visita agli Uffizi alle medie...

L'arte ci aiuta a vivere meglio e a vedere il mondo con occhi nuovi, ci racconta aspetti che abbiamo dimenticato, ci insegna a metterci da un'altra prospettiva. 

Come la guida ieri: si è chinata per vedere se i bambini, dal loro punto di vista, riuscivano a vedere che la brocca aveva il foro, e li ha fatti sollevare da noi genitori in modo che lo vedessero e potessero capire meglio la funzione di quello strano oggetto dipinto. 

I musei spesso sono pensati per gli adulti, (tra l'altro, in piedi...chi è in carrozzina, ha anche qualche difficolta in più) e qui vorrei lanciare un input: quanto è notevole, per quanto semplice, questa premura, di porsi dalla parte del fruitore, di saper mettersi con garbo nei piedi e nell'altezza dell'altro per capire se tutto funziona o qualcosa va riformulato. Saper guardare, saper ascoltare, saper dare tempo. Le esposizioni dovrebbero sempre essere pensate per gli utenti, non solo per dare una bella immagine di sè. E talvolta anche solo un piccolo gesto così semplice (e non scontato) sa fare la differenza e aiuta tutti, bimbi compresi, a sentirsi coinvolti, in un gioco bellissimo in cui non ci sono errori, ma solo vita. 

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